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Architettura Restauro Design


...A proposito dei lavori di ripavimentazione nel Centro Storico di Troia.

L’articolo a firma dell’ins. Giovanni Rubino, pubblicato a pagina 8 nel n.1 di gennaio 2009 di Preappennino Oggi, dal titolo “La Chiesa di San Basilio Magno – C’era una volta … il sagrato della Chiesa, ora trasformato in posteggio per le macchine. Perché è stato eliminato? Dove è finito?”, ancora una volta ci costringe a replicare per ricondurre la questione in oggetto sui giusti binari.

Ci spiace molto notare che a causa della nostra “giovanile età” (che tale non è più, visti i 40 e oltre, ed i quasi 15 anni di attività di studio, gran parte spesi nel campo dei beni culturali), le nostre tesi, pubblicate nel n.3 di febbraio del 2008, siano considerate dall’ins. Rubino, di cui ammiriamo da sempre l’impegno e la ricerca storica,  come “asserzioni apodittiche buttate giù con sicumera”, “senza un pizzico di umiltà”, “senza tener conto della tradizione e della storia”…Anche se posto in termini “lusinghieri”, sappiamo riconoscere un tentativo di delegittimazione in quel...Sono ragazzi!.

Cominciamo col dire che è pretestuoso e riduttivo relegare l’attività architettonica ad una semplice questione artistica o di gusto. Questo fa parte di un gap culturale e storico, di un pregiudizio che attraversa trasversalmente la società italiana e che dal dopo guerra, di fatto, ha impedito alla cultura architettonica millenaria di questo Paese di progredire negli sviluppi contemporanei alla pari delle altre culture europee e non.  L’attività progettuale architettonica è scrupolosa ricerca scientifica e analisi critica dei contesti e non mero esercizio di gusto,  semplice “espressione di pareri di carattere artistico”.

E proprio l’approccio critico costituisce uno degli elementi fondanti di questa attività. I processi di stratificazione storica che riguardano le strutture urbane e gli edifici sono soggetti continuamente a questa azione di valutazione. Il punto dunque non è tanto se il marciapiede esistesse o meno da 30, 50 o 100 anni, ma la valutazione critica che se ne dà in quanto elemento architettonico ed elemento storico della stratificazione di quell’area. Per chiarire, prendiamo ad esempio l’opera di restauro di Franco Schettini che nel 1959, di fronte alle decorazioni interne della Cattedrale, fece le sue valutazioni critiche e decise di eliminare completamente gli ornamenti barocchi e di epoche successive del tempio, per restituirlo nei modi che oggi tanto apprezziamo. Attenzione, parliamo di opere artistiche evidenti, stucchi, cornici, dipinti, raffigurazioni ben identificate, storicamente stratificate, di cui si conoscevano anche gli autori. Ma evidentemente nella valutazione fatta  dall’architetto Schettini, il fatto che quelle decorazioni fossero li da secoli e che il popolo ormai le riconoscesse come corpo unico del tempio, non ha impedito di affrontare criticamente il problema progettuale e di fare una scelta radicale (forse troppo?) che oggi ci fa apprezzare il Duomo in tutto il suo splendore, nella sua unità potenziale.

Dunque non è il fatto di esistere da più o meno tempo che legittima il valore dei processi di stratificazione, piuttosto è la loro valutazione critica che se ne da in un contesto storico, artistico e sociale.

Ancor più la lettura delle pietre che costituiscono il basamento della chiesa di San Basilio, l’evidente segno lasciato dal marciapiede in conci di lava addossato su un paramento facciavista, stabilisce inequivocabilmente che il marciapiede che l’ins. Rubino considerava sagrato non è coevo dell’edificio sacro e rappresenta un corpo aggiunto (se negli anni ’50 o nel 1935 non cambia nulla). L’unica zona non trattata con conci lapidei faccia vista è quella immediatamente sottostante il gradino principale della chiesa (foto 1) (ora ingombrata dai gradini provvisori in ferro), che ci racconta che una volta li esistevano dei semplici gradini per colmare il dislivello con la piazza antistante, proprio con un “ingresso simile a quello di un’abitazione qualsiasi”. Gradini che poi vennero eliminati durante i lavori di pavimentazione con basolato vulcanico.  Solo la corretta lettura del contesto urbano in cui San Basilio è inserita,  un fitto dedalo di strette stradine che convergono a pettine sugli assi stradali principali,  permette di comprendere una spazialità urbana che d’improvviso si apre a delimitare “uno spazio antistante ad una chiesa” ed individua da sola l’area di rispetto del luogo sacro (sagrato).

Fare i conti poi con l’inciviltà di chi lascia l’auto a ridosso del luogo sacro, nonostante il divieto di parcheggio, perché così è più comodo scivolare dal sedile dell’auto alla sedia del tavolo, è altro affare che coinvolge ulteriori aspetti della vita sociale e dell’educazione civica della nostra comunità.

Ci stupisce come tanta sensibilità storico artistica non si sia mai soffermata sull’opera oggi costantemente perpetrata di distruzione/alterazione di alcune forme tipologiche residenziali del Centro Storico di Troia, che passano per ristrutturazioni o peggio “restauri”; o sul continuo scorticamento delle murature a sacco che propongono una improbabile cortina facciavista completamente avulsa dalla tecnica, dalla cultura e dalla tradizione locale.

Per quanto attiene gli innegabili disagi subiti dai residenti per la incompiutezza dei lavori bisognerebbe aprire una discussione più ampia sulle normative che regolano i lavori pubblici e che permettono l’aggiudicazione di lavori tanto delicati con il metodo del massimo ribasso d’asta. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, lavori incompiuti, anticipato scioglimento del contratto, burocrazia e riaffidamento dei lavori ad altra ditta che, speriamo a breve, comincerà i lavori di completamento. 

 Foto 1